Sociale

“Ci sentiamo piacentini, con la cittadinanza la nostra vita è cambiata” Ronaldo, Enea e Wade sono italiani

Hanno atteso anni, fino a qualche giorno fa. Quando in uno degli uffici del Comune di Piacenza, in via Beverora, hanno trovato un foglio con poche righe da recitare a memoria

Ronaldo Gabriel Culescu - Enea Muci - Wade Mbaye

Hanno atteso anni, fino a qualche giorno fa. Quando in uno degli uffici del Comune di Piacenza, in via Beverora, hanno trovato un foglio con poche righe da recitare ad alta voce (“Giuro di essere fedele alla Costituzione Italiana, etc. etc“), un modulo da firmare e la calorosa stretta di mano di un consigliere comunale, delegato dal sindaco. Wade, Enea e Ronaldo Gabriel sono diventati così cittadini italiani a tutti gli effetti. Non c’entra nulla lo ius scholae o lo ius soli e tutte le proposte (finora campate in aria) per consentire a chi vive, lavora, studia e paga le tasse nel nostro Paese di acquisire con più facilità la cittadinanza. Le loro sono storie di ordinarietà, di persone di origine straniera che hanno scelto di diventare italiani con le “lunghe e farraginose” regole vigenti. Sono sempre di più, lo dicono le statistiche, alcune centinaia ogni anno i cittadini che, come Wade, Enea e Ronaldo Gabriel, acquisiscono alcuni diritti fondamentali, come quello di voto, e diventano finalmente parte integrante della comunità piacentina. Ci sembra interessante raccogliere e raccontare le loro storie.

Nelle foto sotto il giuramento con il consigliere comunale Salvatore Scafuto, delegato per accogliere i nuovi cittadini italiani con residenza nel Comune di Piacenza.

Wabe Mbaye giuramento
Il giuramento di Wade

 

WADE MBAYE: “Ero stanco della fila in Questura” – È un motivo molto pratico quello che ha spinto Wade Mbaye a chiedere la cittadinanza italiana: evitare le code periodiche in questura per rinnovare il permesso di soggiorno. Wade ha 48 anni e nel 1999 ha lasciato la sua città d’origine, Louga, in Senegal, per trasferirsi a Piacenza, città in cui vive da 25 anni, salvo una parentesi di due anni a Milano tra il 2005 e il 2007. Il 29 agosto 2024 ha giurato sulla Costituzione ed è diventato cittadino italiano. “Per me essere italiano è un piacere – confessa – mi ha cambiato la vita. Essere in un paese da venticinque anni ed essere obbligato ad andare periodicamente in questura per rinnovare il permesso di soggiorno è pesante. L’ultima volta me l’hanno rinnovato per dieci anni, ma prima la validità cambiava tra uno, due e quattro anni, senza che ne capissi il vero motivo. Ora che ho la carta d’identità ho un peso in meno”.

Wade Mbaye è uno dei tanti operai della logistica, lavora al deposito Ikea come carrellista. Dopo aver passato più di metà della sua vita in Italia, già prima del giuramento ufficiale Wade si sentiva italiano a tutti gli effetti. Ma senza il “pezzo di carta” (plastificata), oltre alle code in questura, era difficile per lui anche pensare di trascorrere un fine settimana in un altro stato europeo. “Ora posso viaggiare in Europa senza passaporto né visto”, dice. A Louga, città di circa 86mila abitanti nel nord del Senegal, Wade ha lasciato la moglie e i cinque figli, che hanno dai 9 ai 16 anni e frequentano le scuole. “Ogni anno vado a trovarli – dice – ma loro non sono mai venuti in Italia. Finché non ero cittadino italiano, ho preferito evitare loro tutte le faccende burocratiche a cui ero costretto io. Ma ora possiamo pensare seriamente di riunire la famiglia qui a Piacenza”. Con la cittadinanza italiana, Wade ha guadagnato anche il diritto di voto. “Sono sempre andato a votare in Senegal – dice – e andrò sicuramente a votare anche qui in Italia. Sono convinto che non ha senso non votare, per me è un diritto e non vi rinuncio”.

Gabriel Culescu giuramento
Il giuramento in Comune di Ronaldo Gabriel

 

RONALDO GABRIEL: “Sono più italiano io di voi!” – “Sono in Italia da quando avevo due anni, oggi che ne ho 24 capita di scherzare con i miei amici di qualche anno più giovani. A loro dico: io sono più italiano di te!” A Gabriel Culescu, che di primo nome fa “Ronaldo” chiediamo subito se i suoi genitori nella scelta del nome di battesimo hanno seguito qualche fede calcistica. “Non credo – risponde – in realtà mia mamma voleva che avessi un nome originale, diverso da tutti gli altri. Io però sono interista”. Nato a Bucarest nel 2000, Gabriel parla in un italiano perfetto, senza tradire il minimo accento. D’altronde ha frequentato tutti i cicli scolastici in Italia fino al diploma all’Istituto Romagnosi. Oggi fa il consulente informatico ed è uno delle centinaia di nuovi “piacentini”, i cittadini di origine straniera che sono diventati italiani a tutti gli effetti dopo aver concluso l’iter burocratico necessario. Nei giorni scorsi ha giurato sulla Costituzione e pensa che alla prima occasione si recherà a votare, uno dei fondamentali diritti che ha acquisito.

Sono arrivato in Italia quando avevo due anni – racconta – e quasi subito i miei genitori si sono stabiliti a Piacenza. Anche se io non ho ricordi di quel periodo, mi hanno raccontato che dalla Romania hanno deciso di venire in Italia per cercare un lavoro e una condizione migliore. Oggi vivo con mia mamma che fa l’operaia, da qualche anno sono un programmatore informatico in un’azienda di consulenza”. Per ottenere la cittadinanza italiana, come ogni altro comunitario, Gabriel doveva dimostrare di vivere nel nostro paese da almeno quattro anni. Quindi potevi fare domanda anche prima? “E’ vero, potevo chiederla prima la cittadinanza, ma diciamo che mentre ero a scuola non era il mio primo pensiero, mi sono impegnato per concludere gli studi e poi ho deciso di fare la domanda. Perchè? Più che altro perchè sono cresciuto qui e mi riconosco molto di più nella cultura italiana di quella del mio paese d’origine, la Romania. Ho fatto le scuole a Piacenza e mi sento a tutti gli effetti italiano”. E la piccola cerimonia in Comune come è andata? “In realtà è stata un’emozione giurare sulla Costituzione”.

Enea giuramento
Il giuramento di Enea

 

ENEA: “Ero rimasto l’ultimo straniero a casa” – “Ero rimasto l’ultimo straniero in casa, allora ho deciso anch’io di provare a diventare italiano”. Enea Muci, 35 anni, originario della città albanese di Bilisht, vicina al confine con la Grecia, non fa mistero di aver cambiato idea. Oggi è cittadino italiano dopo aver completato il complicato iter della burocrazia ed è soddisfatto di aver compiuto quella scelta. “Dopo tutto siamo figli del Mediterraneo – dice – ci sono tante affinità tra italiani e albanesi, in questa parte dell’Europa si vive meglio e anche i rapporti umani sono diversi, più veri”. Enea ha moglie e due figlie piccole che sono già diventate italiane prima di lui. “Sono Italia da quasi otto anni e di questi sei mesi li ho trascorsi a Lodi, dopo mi sono stabilito Piacenza”. Oggi fa l’operaio e la domanda per acquistare la cittadinanza l’ha inoltrata un paio di anni fa: “E’ stata un’attesa lunga, ma minore del previsto, fino a qualche tempo fa poteva succedere di attendere anche quattro anni per ottenere una risposta: la richiesta va corredata di tanti documenti, il permesso di soggiorno, il certificato penale che dimostra di non avere pendenze, poi finalmente mi è arrivato il decreto dal Ministero nel giugno scorso, e pochi giorni fa ho prestato il giuramento in Comune a Piacenza. Una cerimonia semplice ma bella”.

Dunque perchè hai deciso di fare questa benedetta domanda? “E’ molto semplice – risponde Enea – mi sono detto, se voglio vivere qui in Italia e non avere più problemi coi documenti da rinnovare ogni anno, la cosa più comoda da fare è ottenere la cittadinanza”. Enea è pragmatico: “Si perdono molto meno tempo e soldi, ad esempio oggi per tornare in Albania basta mostrare la carta d’identità e non ci sono più complicazioni legate al passaporto”. Ma non c’è soltanto il lato pratico dietro alla decisione di diventare italiano: “L’Italia mi è sempre piaciuta, più di tutto il cibo, ma all’inizio non volevo viverci qui. Avevo pensato di andare in Svizzera o Olanda per trovare un lavoro migliore, ma nella vita non importano solo i soldi. Alla fine mi ha convinto mia moglie, a Piacenza ho trovato gente bellissima, con voi mi sono sentito bene, accolto e ho scelto di restare anche per questo affetto. Adesso sono uno di voi”.