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Imparare osservando il mondo, così 70 alunni da quindici paesi “studiano” l’italiano fotogallery

La comunicazione è il primo obiettivo per i bambini e i ragazzi che da tutto il mondo arrivano a Piacenza e hanno bisogno di imparare la lingua. Il progetto del Comune e dell'associazione Mondo Aperto nelle settimane precedenti l'inizio della scuola

Bambini da tutto il mondo imparano l'italiano

“Cerchiamo di dar loro gli spunti per imparare da soli, noi insegniamo le cose pratiche del quotidiano, come il significato dei colori, l’abbigliamento, i nomi delle cose che hanno nello zaino. Loro imparano a presentarsi, a dire cosa piace, in cosa sono bravi, quali sono le difficoltà”. È la comunicazione il primo obiettivo per chi, appena arrivato in Italia da un paese estero, ha la necessità di imparare la lingua. Prima si impara a parlare, a relazionarsi con l’altro, e solo dopo arriva la grammatica per consolidare le conoscenze. Questo è il metodo che usano le sei insegnanti e le cinque volontarie del Comune e dell’associazione Mondo Aperto per alfabetizzare i giovanissimi alunni che arrivano a Piacenza. Il progetto è partito il 2 settembre e andrà avanti fino al 13 settembre e comprende una settantina di bambini dai sei ai quattordici anni. Un numero in costante evoluzione, in quanto ogni giorno arriva qualcuno e tutti vengono accolti. Tre ore al giorno, per un totale di trenta, che si svolgono un po’ in aula e un po’ all’esterno, negli spazi della scuola primaria “Alberoni” (per gli alunni della primaria), della Biblioteca Passerini Landi e dell’associazione Mondo Aperto (per quelli della secondaria di primo grado).

Gli alunni arrivano da tutto il mondo: nel cortile della scuola Alberoni, il 6 settembre, si sono radunati per la visita della sindaca Katia Tarasconi e dell’assessore Mario Dadati bambini e ragazzi provenienti da Burkina Faso, Perù, Cina, Ucraina, Egitto, Marocco, Pakistan, Sri Lanka, Costa d’Avorio, Colombia, Ecuador, Brasile, Nigeria, Portogallo e Senegal. Ma l’elenco è sempre provvisorio poiché, come ricorda Rita Parenti di “Mondo Aperto”, nuovi allievi arrivano ogni giorno. “Nessuno è arrivato prima di aprile, sono tutti in Italia da massimo cinque mesi – dice Parenti – terminiamo il 13 settembre ma poi saremo nelle scuole a seguirli in piccoli gruppi”. Il bisogno primario dei giovanissimi nuovi arrivati è comunicare. “Cerchiamo di dar loro gli spunti per imparare da soli – spiega Parenti – attraverso i cartelli, i suoni, il mercato, i luoghi aperti. E poi insegniamo loro le cose pratiche del quotidiano, come il significato dei colori (il rosso e il verde al semaforo, ad esempio), l’abbigliamento, cos’è una tuta, cos’è un quaderno a righe, cosa significa ‘matematica’. Loro imparano a presentarsi, a dire cosa piace, in cosa sono bravi, quali sono le difficoltà”.

Le lunghe vacanze estive previste nella scuola italiana possono costituire una difficoltà per chi arriva da un altro paese. “Nella lunga pausa estiva i bambini non italiani non hanno opportunità perché è tutto chiuso, si può andare solo ai giardini”. “Hanno molta voglia di imparare – dice Parenti – e le famiglie hanno voglia di stare qui, di collaborare, partecipare alla vita, così abbiamo detto a tutti che il 23 settembre verrà il presidente della Repubblica. Il metodo è fatto di attività varie, all’interno e all’esterno”. Il progetto termina il 13 settembre, ma il bisogno di alfabetizzazione non si esaurisce. “A scuola – afferma Rita Parenti, che è un’insegnante in pensione – è importante che questi ragazzi abbiano dei compagni-tutor che li accompagnino. In classe l’insegnante è uno solo e deve badare a venti/venticinque alunni, invece i compagni sono tanti, è necessario attivare altre risorse”.