Sport

Lo psicologo sul “campo”: “Lo sport fondamentale fin da bambini per crescere e stare bene”

Michele Bisagni, 37 anni, con tante stagioni di calcio dilettantistico ormai alle spalle, collabora con diverse società sportive piacentine

Bisagni

Cosa ci fa uno psicologo sul campo da pallone? Oppure sotto rete? Non fa il “mental coach” – figura professionale che non è necessariamente un laureato in psicologia – e nemmeno lo “strizzacervelli” che governa le tensioni dello spogliatoio. La risposta viene da Michele Bisagni, psicologo dello sport e psicoterapeuta: lui si occupa soprattutto di educazione, della straordinaria valenza formativa che può assumere l’attività sportiva fra i più giovani. Per questo collabora dal 2018 con la Figc, ed in particolare con il Settore Giovanile Scolastico.

Bisagni, 37 anni, con tante stagioni di calcio dilettantistico ormai alle spalle, collabora con diverse società sportive piacentine. Negli ultimi anni inoltre è stato docente ai corsi per “Allenatore di base” e “Allenatore dilettante regionale”, organizzati da Aiac per il Settore Tecnico della Figc. Il rettangolo verde è dunque il posto che frequentato di più, ma non mancano incursioni anche in altri sport, come nel caso del volley. Insieme all’équipe dei Servizi Educativi della Fondazione La Ricerca, Bisagni ha seguito infatti un progetto riservato agli atleti del settore giovanile della Gas Sales Bluenergy Volley che provengono dal territorio nazionale e che risiedono nella foresteria della squadra, un progetto legato non direttamente alla prestazione in campo, ma alle dinamiche del gruppo.

Se gli chiediamo quale sia l’obiettivo del lavoro dello psicologo in un ambiente di squadra, lui evoca la parola “benessere”. “Non voglio sopravvalutare il ruolo della psicologia nell’ambito dilettantistico o giovanile – dice – ma mi piacerebbe che si comprendesse che il nostro intervento non ha una natura esclusivamente terapeutica, ovvero per dirla in soldoni, lo psicologo non serve soltanto quando c’è un problema da risolvere o una persona che sta male e che quindi occorre curare. Possiamo trovare il nostro compito all’interno di un’equipe con tante professionalità, con un obiettivo comune: tirare fuori il meglio, non solo dal punto di vista della prestazione sportiva, ma anche in senso più generale, dagli atleti e dalle atlete”.

Bisagni

 

“Dal 2018 sono collaboratore della Figc – ricorda – ed in particolare del Settore Giovanile Scolastico. Il mio lavoro si svolge all’interno di uno staff composto da diversi professionisti. La collaborazione con le singole società sportive – sottolinea – è fondamentale. Dentro questo contesto ci occupiamo in senso più specifico dell’utilizzo della comunicazione in maniera efficace e rinforzante durante l’attività e nei momenti di confronto con la squadra. Come operiamo? Osservando, affiancando i tecnici e fornendo feedback, perché vengano apportati gli eventuali correttivi non tanto sul piano tecnico o tattico, ma per favorire il migliore clima in campo, la tutela dei minori e comportamenti positivi”.

Secondo Bisagni, i valori che devono caratterizzare lo sport, in particolare quello praticato dai più giovani, e sui quali l’intervento di uno psicologo può fare la differenza sono “la competizione vissuta in maniera sana, il senso del gruppo, l’impegno per migliorare, la costanza, ma anche la gestione delle emozioni e quella dello stress”. “L’obiettivo è operare guardando all’atleta nella sua complessità, – fa notare – non solo nella sua dimensione sportiva, ma come persona”. “Ci sono alcune società di calcio – aggiunge – come il San Lazzaro Farnesiana (con lo staff di mister Cigala), Scuola Calcio riconosciuta Parma Academy, e Gotico Garibaldina che hanno scelto di integrare la psicologia nell’attività sportiva, inserendo uno specifico progetto, investendo su questi temi con percorsi formativi per i propri allenatori e un focus sulla comunicazione efficace nei confronti dei giocatori e dentro al gruppo”. Bisagni sottolinea più volte la grande valenza formativa dello sport di base, di tutti gli sport, per i più giovani: “Non c’è una specialità che ha più valore educativo di un’altra, per un bambino o una bambina poter compiere un’esperienza dentro a un gruppo o all’interno di una squadra è una grande opportunità”.

Nello sport giovanile la qualità e la formazione degli staff e degli allenatori è indubbiamente importante, ma c’è un altro aspetto cruciale: il rapporto con le famiglie e il ruolo dei genitori. Che rischia di diventare negativo se mamme e papà s’intromettono con invadenza nella sfera agonistica, magari influenzando le prestazioni dei propri figli. Bisagni sostiene che il coinvolgimento dei genitori è in primo luogo è una risorsa da coltivare: “A questo scopo sono quanto mai opportuni gli incontri delle società sportive con le famiglie, per condividere codici di comportamento, il rispetto delle regole, evitando le ingerenze inappropriate. I genitori hanno un compito molto importante, quello di aiutare e sostenere i propri bambini e le proprie bambine nel fare sport”.

Lo sport per tutti è diventato recentemente un diritto inserito nella nostra Costituzione, ma passare dai principi alla realtà non è così semplice. “Credo che per accompagnare più giovani possibile verso l’attività sportiva sia fondamentale partire dalla scuola – rileva Bisagni – per far comprendere che l’attività sportiva non è qualcosa di accessorio, ma è fondamentale per la crescita e la maturazione non solo fisica di tutte le persone.

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