Ambiente

Via dalla città, Lucia e Marco scelgono i filari di frutti antichi “Con l’agricoltura rigenerativa più rispetto per l’ambiente”

A fare questa scelta, sempre più diffusa, è una giovanissima famiglia che ha lasciato Bergamo per la placida campagna di Pontenure, tra Valconasso e Paderna

La terra di San Giuseppe

Via dalla città, per seguire i tempi più lenti e faticosi della natura. A fare questa scelta, sempre più diffusa, è una giovanissima famiglia che ha lasciato Bergamo per la placida campagna di Pontenure, tra Valconasso e Paderna. Qui, in località Colombarola, hanno messo radici Giovanni, Agnese, con la mamma Lucia Lugoboni, 33 anni, e Marco Vavassori, 35. Il quinto elemento, Giacomo, è ancora in attesa nel pancione di mamma Lucia. E’ sufficiente invece aspettare fino a sabato 20 luglio per la prima giornata di auto raccolta ne La terra di San Giuseppe, così si chiama l’azienda agricola guidata proprio da Lucia, seguendo i principi dell’agricoltura rigenerativa, una pratica che riduce al minimo l’intervento dell’uomo sulla natura. Sabato sarà così possibile acquistare frutta, dopo averla assaggiata direttamente dall’albero e averla raccolta in autonomia.

La terra di San Giuseppe

Un bel cambio di prospettiva per Lucia e Marco, lei infermiera e musicista, e lui ingegnere. “Dopo aver trascorso quattro anni in Svizzera, per motivi di lavoro di mio marito, un’esperienza sicuramente positiva da un punto di vista professionale ma non altrettanto da quello delle relazioni personali, siamo tornati in Italia a Bergamo, che è la nostra città – racconta Lucia -. Abbiamo comprato casa ed eravamo convinti che lì avremmo trascorso tutta la nostra vita. Il covid però è stato un vero spartiacque, che ci ha spinto a rivalutare tutte le nostre vite. Giovanni è nato a novembre 2019, ed era quindi piccolissimo quando è esplosa la pandemia e tante colleghe, mie compagne di università, mi dicevano di tornare al lavoro. Ci ho pensato, ma poi ho guardato il mio bimbo e ho capito che in quel momento dovevo occuparmi di lui”.

Il ripensamento delle proprie priorità si estende al progetto di vita di tutta la famiglia. “Altri amici avevano deciso di lasciare Milano per trasferirsi a Piacenza, ed erano molto contenti – continua a raccontare Lucia -. Insieme a mio marito Marco abbiamo così iniziato a cercare un posto anche per noi: ci siamo interrogati su quale soluzione potesse essere la migliore e abbiamo capito che volevamo vivere in campagna, ma una campagna vera, che ci consentisse non solo di essere autosufficienti, ma anche di poter coltivare anche per altri”.

La terra di San Giuseppe

 

Il luogo ideale si rivela essere una piccola azienda agricola nella pianura padana, nel Comune di Pontenure, che si sviluppa su un ettaro di terreno con un frutteto, in cui fanno bella mostra di sé pesche rigogliose di tutti i tipi, insieme a pere, susine e albicocche. Pere e mele sono invece in attesa di maturare nelle prossime settimane. Ci sono filari con le cultivar più tradizionali così come quelli di frutti antichi, con aromi tutti da riscoprire. Ma La Terra di San Giuseppe non finisce qui, come mostra orgogliosa Lucia, c’è anche un orto che nasconde, sotto fitte foglie, zucchine, melanzane, pomodorini rossi e arancioni, fagiolini viola e gialli. E ancora, più in là c’è la tartufaia, l’angolo di terreno dedicato agli asparagi – immancabili a Pontenure – e ai finocchi, un pollaio con venti candide galline livornesi, che vengono lasciate libere di becchettare la frutta che cade sul terreno. In autunno la produzione aumenterà, con kiwi e piccoli frutti.

La terra di San Giuseppe

 

“Seguiamo i tempi della natura, che sono certamente faticosi ma meno alienanti di quelli della città, in cui far vivere i nostri bambini” spiega, mentre i piccoli Giovanni e Agnese corrono tra gli alberi, scegliendo un’albicocca matura da mangiare e raccogliendo, con una piccola carriola, i noccioli secchi abbondonati tra l’erba. “Per loro è modo educativo crescere in questo modo, perché non solo imparano che frutta e verdura non nascono nelle cassette e negli scaffali dei supermercati, ma per ottenere le cose servono impegno e cura. E se una cosa non funziona, si trova una soluzione”. Una filosofia che si sposa con la scelta di adottare, per la coltivazione, le indicazioni dell’agricoltura rigenerativa, che prevede appunto un ridottissimo intervento dell’uomo, a partire dal quasi assente ricorso a fitosanitari così come al massimo rispetto del suolo, a partire proprio dal trattamento del terreno.

“Abbiamo deciso di coltivare in maniera diversa, proprio perché questo cibo lo vogliamo mangiare, abbiamo iniziato a studiare e a confrontarci con altre esperienze. Ad esempio abbiamo scoperto che il suolo non va lasciato scoperto, piuttosto è meglio lasciare l’erba a coprire il terreno, così come il ruolo della pacciamatura che fa ridurre l’uso di acqua, dei microrganismi. A livello di ortaggi ottimi risultati: la nostra carciofaia di 50 piante ci ha consentito di raccogliere 600 carciofi”. Per la gestione del frutteto, Lucia ha potuto contare sui consigli del papà, Alberto, che è agronomo, mentre in questi giorni c’è anche la mamma, Elisabetta, a darle una mano con i bimbi.

La terra di San Giuseppe

 

“A vedere dai nostri risultati, questa è una scommessa che funziona: abbiamo già una decina di famiglie che, dopo aver assaggiato la nostra frutta e la nostra verdura, ha deciso di venire a rifornirsi da noi. Certo, la cosa più difficile è stato stabilire un prezzo corretto ai nostri prodotti, ma abbiamo avuto un riscontro positivo anche su questo aspetto”. Cura, amore e attenzione per l’ambiente, hanno dato appunto frutti molto rigogliosi e abbondanti: proprio per questo sabato 20 luglio, si terrà la prima di una serie di aperture al pubblico dell’azienda. Sarà quindi possibile assaggiare e poi acquistare – cogliendole direttamente dalla pianta – pesche, albicocche e susine, tra i filari dell’azienda.

“Il nostro frutteto è misto: abbiamo una trentina di varietà di pesche, tra quelle a polpa gialla, polpa bianca, ‘piattone’ o saturnine, pesche noci, anche queste di diversi tipi, con forme, profumi e sapori diversi, tempi di maturazione diversi, abbiamo le albicocche, circa 12 varietà di cultivar diverse, in modo da poter avere frutta da giugno a ottobre”. “Consigliamo a chi ci vuole venire a trovare di vestirsi comodi e avere voglia di stare all’aria aperta e scoprire la natura. Questa è un’opportunità di conoscenza – conclude Lucia -. Noi forniamo delle cassette e una piccola bilancia, così come piccole scale per la raccolta dei frutti più in alto. Il consiglio che diamo è di venire con il frigorifero vuoto, perché qui c’è veramente tanto da assaggiare e da portare a casa”.

La prima giornata di autoraccolta si terrà il 20 luglio, dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19 su appuntamento (contattare Lucia al numero 3201164283), ma l’iniziativa si ripeterà nel mese di agosto e settembre. La Terra di San Giuseppe si trova in località Colombarola, strada Paderna Montanaro 7 a Pontenure.

IL VIDEO