Volontariato

Croce Rossa, Guidotti passa il testimone “Dieci anni intensi, il mio successore sappia ascoltare tutti”

Alla guida della Cri di Piacenza dal 2014, Alessandro Guidotti cede il testimone al nuovo presidente, che sarà eletto il 19 maggio. "Dal Covid all'accoglienza dei profughi agfhani, dall'emergenza guerra in Ucraina ai terremoti, fino alle alluvioni, da quella del 2015 a Piacenza alla più recente in Romagna: la Croce Rossa di Piacenza si è sempre fatta trovare pronta"

Alessandro Guidotti Croce Rossa

“Al mio successore auguro di non trovarsi mai nelle situazioni critiche che siamo stati chiamati ad affrontare negli ultimi anni”. Si congeda così Alessandro Guidotti, dopo un decennio alla guida del comitato della Croce Rossa Italiana di Piacenza. Il prossimo 19 maggio si andrà alle urne per eleggere il nuovo presidente che resterà in carica per il prossimo quadriennio. Sarà uno fra Cristian Zuffada e Giuseppe Colla, gli unici a presentare la candidatura. Alessandro Guidotti, figlio di Gianguido, che è stato sindaco di Piacenza dal 1998 al 2002, ha accettato per la prima volta di “reggere” il comitato piacentino nel 2014, dopo le dimissioni dell’allora presidente Renato Zurla. Due anni da commissario, poi due mandati quadriennali da presidente. Ora non può più ricandidarsi, glielo impedisce lo statuto che lui stesso, nell’ultima assemblea nazionale, ha votato per lasciare immutato perché è convinto che sia necessario “un ricambio di forze e di idee”. Cinquantasei anni, avvocato presso il Foro di Piacenza, Guidotti è stato anche arbitro di calcio fino all’Eccellenza e poi osservatore arbitrale, rinunciando a un certo punto a fare lo “scatto” nazionale a causa degli impegni familiari. Ma quella formazione e quell’esperienza, come lui stesso dichiara, gli hanno insegnato fin da giovanissimo (aveva quindici anni quando iniziò nel 1984) a prendere decisioni. Oggi, che di anni ne ha 55, continua a mettere a disposizione le proprie competenze nella sezione guidata da Domenico Gresia.

Com’era la Croce Rossa quando l’ha “presa” e come la “lascia” oggi?

Dopo le dimissioni di Renato Zurla, nel luglio 2014 il presidente regionale della Croce Rossa incontrò i coordinatori delle undici sedi piacentine. Serviva un commissario, fecero il mio nome e io accettai. Da poco la Croce Rossa Italiana stava vivendo un periodo di transizione: da ente pubblico era passato ad associazione di diritto privato, perdendo quasi tutti i dipendenti che erano rimasti nel pubblico. Ma quel cambiamento, a mio avviso, ha rappresentato un vantaggio per i soci della Croce Rossa, permettendoci di non essere più “ingessati” dalla struttura pubblica. A livello mondiale, prima del 2014, quella italiana era l’unica Croce Rossa ad essere un ente pubblico. Quando sono diventato commissario a Piacenza c’erano mille volontari e 14 dipendenti, e avevamo un parco mezzi abbastanza datato. Oggi i volontari sono circa 1.200, i dipendenti 65, è aumentato il numero di mezzi a disposizione e il parco ambulanze è stato rinnovato. Abbiamo novanta mezzi fra ambulanze, veicoli di protezione civile, veicoli per il trasporto di merci e farmaci e macchine operatrici. Abbiamo sottoscritto convenzioni con l’Azienda Usl di Piacenza, per cui le ambulanze richieste giornalmente alla Croce Rossa sono raddoppiate. In più, abbiamo vinto una gara d’appalto comunale per il trasporto dei minori con disabilità: per farlo abbiamo nove pulmini, fra cui quattro muniti di pedana per favorire l’ingresso e l’uscita delle carrozzine. E siamo gli unici in Emilia-Romagna ad avere quattro pulmini interamente elettrici. I nostri mezzi percorrono circa un milione e 600mila chilometri all’anno.

Un bilancio di questi dieci anni?

Sono stati dieci anni intensi, ma molto stimolanti e belli. Quando divenni volontario, nel 1988, non avrei mai pensato di rappresentare la Croce Rossa nelle assemblee nazionali. Siamo stati chiamati ad affrontare situazioni molto critiche, dal Covid all’accoglienza dei profughi agfhani, dall’emergenza causata dalla guerra in Ucraina (abbiamo spedito oltre 100mila euro di farmaci) ai terremoti, fino alle alluvioni, da quella del 2015 a Piacenza alla più recente in Romagna: nel primo giorno di emergenza due nostre ambulanze erano già sul posto, in tutto sono stati cento i volontari arrivate da Piacenza per aiutare.

Cosa le viene in mente ripensando al periodo Covid?

Ci siamo trovati di fronte un problema enorme, una malattia sconosciuta, e bisognava capire come dare una risposta all’Ausl in termini di mezzi per rispondere alle emergenze del territorio. Ricordo le costanti riunioni del Centro di coordinamento soccorsi della Prefettura e con il direttore generale Ausl Luca Baldino. Diversi volontari si ammalarono nel primissimo periodo; gli ultra sessantacinquenni, più vulnerabili, li abbiamo invitati a restare a casa. Quando sono andato a Bologna, nei primi mesi della pandemia, e ho raccontato l’esperienza di Piacenza, gli altri mi hanno guardato con curiosità, pensavano che non fosse possibile, che stessi esagerando. L’episodio più impattante per me fu vedere le bare accatastate al cimitero di Piacenza in attesa della cremazione. Tanti volontari ci hanno supportato, anche alcuni “temporanei” che si sono occupati della consegna dei farmaci e dei viveri.

Alessandro Guidotti Croce Rossa
Guidotti in piazza Cavalli con la Croce Rossa per la 27esima Placentia Half Marathon

 

Passando al “Guidotti volontario”, com’è iniziato tutto?

Era il 1988, avevo vent’anni. Il corso, all’epoca, era molto “spartano”, si imparava uscendo in ambulanza con i volontari più esperti. Il mio primo servizio fu indimenticabile: nel giugno di quell’anno visitò Piacenza, io fui mandato in Cattedrale durante la messa presieduta dal pontefice.

Il volontario sanitario spesso è disponibile anche di notte e nei festivi. Cosa spinge a dedicarsi così tanto agli altri?

Un forte desiderio di dedicare del tempo a chi ne ha bisogno. Il volontario di solito dedica parte del proprio tempo, chi più chi meno. C’è un limite minimo di sei turni al trimestre, facilmente raggiungibile. Il presidente, invece, è sempre reperibile.

In situazioni critiche come un’alluvione o una pandemia, cosa rimane dopo aver fatto la propria parte?

Quando riesco ad alleviare una sofferenza mi resta dentro una profonda gratitudine. E un onore, pensando di far parte della più grande organizzazione di volontariato al mondo. Abbiamo aiutato tanto, attraverso ad esempio le borse viveri, e io da presidente organizzando gli interventi. Ma mi sono anche sporcato le mani sul campo.

Negli ultimi trent’anni come è cambiato l’approccio al volontariato?

È cambiato radicalmente, sia nella formazione che nei mezzi. Da ventenne salivo su ambulanze molto diverse, non c’erano né i cellulari né un coordinamento. Se i presenti chiamavano sia noi che il 118, poteva capitare ad esempio di arrivare con due ambulanze per un solo ferito. Il coordinamento è poi arrivato nel 1992. Anche la formazione era “spartana”, si usciva come terzo o quarto componente (“osservatore”) su un’ambulanza e si imparava guardando gli esperti. Oggi ci sono corsi specifici obbligatori sia all’inizio che periodicamente.

Fra pochi giorni si vota per eleggere il nuovo presidente. Cosa augura al suo successore?

A chi prenderà il mio posto auguro di saper ascoltare tutti e prendere decisioni sagge, senza avere timore di scegliere. E di valorizzare le risorse e le idee di tutti.

A prendere decisioni lei è abituato fin da giovanissimo, essendo un arbitro di calcio. Cos’altro l’ha aiutata in questi anni?

Mi ha aiutato molto il mio percorso di fede. Sono un cattolico impegnato, e la visione cristiana mi ha insegnato a operare scelte in un certo modo, a vedere l’altro come un fratello.

Se avesse potuto, si sarebbe ricandidato alla presidenza?

No. Nel dicembre 2023 si è riunita l’assemblea nazionale e, tra le altre cose, si è votata la proposta di eliminare il limite dei due mandati per i presidenti dei comitati. Ho votato contro. Sono convinto che, soprattutto nei comitati grandi, sia necessario un ricambio di forze e di idee. Ma le mie conoscenze ed esperienze sono sempre a disposizione. Non escludo, in futuro, di collaborare con la Croce Rossa regionale.

Si candida alla presidenza regionale?

Non ci penso.

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