Cultura

“Incontri” inattesi alla rassegna letteraria: il blind futsal e i “Millemondi” di Buonocore

festival

I redattori di “Universi” Hassan Haidane e Chiara Ruggeri hanno seguito alcune delle presentazioni letterarie e culturali del Festival “Incontri” organizzato nel week end del 23 e 24 settembre dalla cooperativa sociale Officine Gutenberg, ecco i loro resoconti. Micaela Ghisoni, sempre della redazione di Universi. invece ha presentato uno degli autori ospiti della manifestazione, Francesco Cannadoro.

Nel week end del 23 e 24 settembre si è tenuta l’edizione del Festival Incontri, su letteratura e persone con fragilità, con tanti ospiti. Tra questi anche Sebastiano Gravina, non vedente, che insieme a Giovanni Battista Menzani ha presentato il suo libro in cui descrive quello che ha vissuto nella propria vita, a partire dalla scuola, con tante esperienze, fino alla sua squadra di calcio per non vedenti, il blind futsal. Gravina ha raccontato che la sua famiglia era composta da tre fratelli e i suoi genitori lo hanno educato a compiere le azioni della vita quotidiana in casa per essere autonomo, così ha provato ad andare in bici, a nuotare e ha raccontato la sua esperienza da calciatore. Nel blind futsal ogni squadra è formata da cinque giocatori, dei quali il portiere è vedente, per gli altri quattro l’unico senso utilizzato è udito. Ha poi raccontato di aver subito atti di bullismo durante il suo percorso scolastico da parte dei compagni di classe. Oggi è sposato con una ragazza anch’essa non vedente da quando aveva sei anni e sono diventati genitori di una bambina che oggi ha sei mesi.

Tra gli altri ospiti, ho ascoltato con attenzione Matteo Schianchi, ricercatore presso università Bicocca di Milano, che ha trattato il tema della disabilità e il mondo del cinema. Ha spiegato che ci sono pochi film con personaggi che interpretano le persone diversamente abili, e che il ruolo di un disabile è complesso da sceneggiare, solo il disabile stesso può farlo con le sue difficoltà mentre l’attore può fare qualsiasi altra parte.

Hassan Haidane

Brunello Buonocore mette al centro del suo libro “Millemondi Estate” l’universo di chi è dimenticato e ignorato dalla società, che qui, invece, diventa protagonista e narratore della propria storia.
Sabato 23 e domenica 24 settembre si è svolto come ogni anno il Festival Incontri. Lettura, Scrittura e Fragilità. Di tutto l’elenco di libri che sono stati presentati mi ha colpito particolarmente “Millemondi Estate” per il titolo originale e fantasioso e ho scelto di leggerlo e di commentarlo.
La serie di racconti che compongono “Millemondi” è basata su una visione della vita e delle persone assolutamente rivoluzionaria rispetto alla mentalità tradizionale: chi nella vita normale è emarginato ed evitato, come gli ex-detenuti, i rom, i malati di mente, soggetti a crisi e a deliri in cui scambiano le loro fantasie e allucinazioni per realtà, nel libro diventa protagonista e viene ascoltato da un “portinaio” operatore sociale, soprannominato “Wizard”, con molta serietà e comprensione.

Secondo me, Brunello Buonocore, che per lavoro e passione è entrato in contatto con un mondo nascosto e ignorato dai cosiddetti benpensanti, ha voluto mettere queste persone al centro della sua storia per far capire a chi non ha mai avuto nella sua vita problemi economici o di salute fisica o mentale che in genere non è colpa di coloro che sono in condizioni di precarietà e difficoltà se sono così differenti e così difficili da comprendere. Il destino ci favorisce o ci condanna a un’esistenza fortunata o disperata, non siamo noi che la scegliamo.
Piuttosto, siamo a volte in grado di modificare il nostro destino e di costruirlo su basi nuove, ma per questo è necessario l’aiuto di persone buone, sensibili e competenti, che sanno guardare aldilà delle apparenze e delle situazioni. Un malato di mente può a volte suscitare paura o disgusto perché vive in un mondo parallelo, dove tutto è possibile, perfino “morire tante volte e risuscitare”, come fa dire l’autore a un personaggio. L’unica cosa che non bisogna fare è giudicare ed etichettare chi è diverso, poiché in questo modo lo si condanna a restare per sempre chiuso nella sua “prigione”, senza che possa mostrare le sue ricchezze interiori e le sue capacità.

Al centro dell’opera troviamo gli “strani” abitanti di uno “strano” condominio, inventato dallo scrittore, chiamato “Millemondi” senza una particolare ragione o col solo scopo di incuriosire i lettori, che si aspettano una narrazione logica e lineare e sono invece catapultati nell’universo della provocazione e del fantastico.
Non sarei capace di descrivere tante figure diverse, eppure simili per la loro condizione di solitudine e di emarginazione, come fa l’autore, che prende in giro i nostri luoghi comuni, le nostre false sicurezze e l’errata convinzione che il mondo sia fatto solo per chi è bello, sano, ben inserito nella società e stimato e considerato dagli altri. “Millemondi ”rappresenta il contrario di tutti i valori e i principi che contano nella società contemporanea e può risultare per questo incomprensibile per chi si aspetta un libro serio e articolato in capitoli, che sono lo sviluppo progressivo di una tesi o di una visione precostituita, che appare l’unica possibile.
In conclusione, posso dire che quello che mi è piaciuto di più di questo libro è stato il messaggio di speranza e di inclusione e la consapevolezza che ognuno offre qualcosa agli altri di se stesso e nessuno è inutile o inferiore solo perché è “diverso”.

Chiara Ruggeri